E' nato nel 1965 a Verona. Inizia a dipingere con chiara autonomia nel 1978 guidato da maestri che hanno saputo qualificare la sua formazione di base ed "estrarre" lo spirito artistico interiore iniziando ad ottenere fin da subito incoraggianti risultati;
Da allora sono innumerevoli le mostre, collettive e personali, in italia e all’estero riscuotendo critiche lusinghiere e pubblicazioni su diverse riviste d’arte.
La continua ricerca lo ha spinto, nel corso degli anni, ad uscire dagli schemi classici della pittura arrivando all’utilizzo della resina come supporto alternativo alla tela e all’uso delle tessere di puzzle come validi sostituiti dei colori ad olio. Liberati finalmente i confini della forma e degli angoli, propri dei telai dei dipinti ad olio, ecco spalancate le porte ad infinite forme irregolari e rotondeggianti, conquistate in maniera casuale dalla stesura del materiale liquido.
Bassano Del Grappa, Collettiva
Povegliano Veronsese, Villa Balladoro, Personale
Hockneim, Palazzo Comunale, Collettiva
Verona, Palazzo Della Gran Guardia, Collettiva
Castellaro Lagusello, Sala Civica, Personale
Castel Sarrasin, Galerie D'Arte Munipale, Collettiva
Hardelot, Galerie Joel Dupuis’, Collettiva
Veyrier Du Lac, Galerie "Sylvie Platini", Collettiva
Besançon, Galerie Du Theatre, Collettiva
Verona, Arsenale, Collettiva
Toulouse, Galerie Le Biblion’, Collettiva
Parigi, Galerie Art Club’, Collettiva
Brive, Galerie Saint Martin, Personale
Dijon, Galerie Arianne’, Personale
Besançon, Galerie Du Theatre, Personale
Parigi, Gallerie Maig Davaud’, Personale
Nancy, Galerie Raugraff, Personale
Besançon, Galerie Cimaise Et Du Theatre, Collettiva
Nancy, Galerie Raugraff , Collettiva
Besançon, Galerie Cimaise Et Du Theatre, Personale
Verona, Galleria La Meridiana’, Personale
Brive, Galerie Saint Martin, Personale
Nancy, Galerie Raugraff , Personale
Belfort, Galerie Du Vieux Belfort, Personale
Nancy, Galerie Raugraff , Collettiva
Brioude, Galerie Les Tourelles’, Collettiva
Povegliano, Villa Balladoro, Collettiva
Grimaud, Galerie Neuve, Collettiva
Povegliano, Villa Balladoro, Personale
Grenoble, Galerie Vent De Cimes’ , Personale
Tolosa, Galerie Alain Daudet’, Personale
Nancy, Galerie Raugraff , Personale
Belfort, Galerie Du Vieux Belfort, Personale
Grenoble, Galerie Vent De Cimes’ , Collettiva
Belfort, Galerie Du Vieux Belfort, Personale
Nancy, Galerie Raugraff , Personale
Povegliano, Parco Villa Balladoro, Presentazione Opera Hyppo 3.0
Desenzano Del Garda, Castello Di Desenzano, Personale
Povegliano, Villa Balladoro, Collettiva
Padova, Arte Padova Con L’opera Hyppo 3.0
Amiens, Galerie Bergame, Collettiva
Brescia, Galleria AAC, Personale
Verona, Galleria Spazio 6, Personale
Perina è un artista figurativo moderno per eccellenza. Vive con un’intensità particolare il suo rapporto con il mezzo espressivo e la sua ricerca tecnica si iscrive in una realtà tra rappresentazione fisica ed emozione psichica. Oppone all’imitazione una presa di distanze che da alla sua pittura forme e colori fusi in una felice esaltazione della natura. Grazie alla sua ricchezza della materia utilizzata: carta di seta stropicciata su tela, i risultati ottenuti dai suoi oli sono sorprendenti. La sua pennellata è ricca di contenuti e di vibranti colorazioni, percepibili a prima vista, nonostante proponga una visione serena dei soggetti descritti al di fuori di ogni manierismo. Il colore serve sempre da legame ad ogni intenzione figurativa e la luce ottenuta sconvolge la nostra visione. Perina si serve dei suoi sensi e della sua memoria per creare una realtà tra l’immaginario poetico e il sogno…. L’artista eccelle nei paesaggi e nelle composizioni floreali originali elaborate con attenzione, che divengono scene e nutrimento della ns. propria esperienza esistenziale. Le marine stimolano i colori azzurrati per mettere meglio in evidenza l’atmosfera e i sottili riflessi dell’acqua e del cielo, cosi come la trasparenza dei ghiacci. Il suo modo di dipingere procede con un piede sul reale il concreto, mentre l’altro resta sospeso nel sogno ….. Perina risponde al bisogno più sentito di un desiderio calmo e felice di armonia di calorose restituzione del rapporto che intratteniamo con la natura e l’atmosfera dei luoghi di vita. Claudio Perina è un paesaggista dalla visione serena e poetica della vita.
...Le sue tele, dai colori caldi e dolci, mostrano piani di ville indolenti, case languide, immerse nelle atmosfere vaporose di fine state. I rossi, i gialli, gli arancioni, uniti alla dolcezza dei verdi bronzo, bruciati dal sole, illuminati da bianchi crudi, si ordinano secondo un disegno molto preciso, raffinato, elegante, curato nei dettagli, ma di dove il dettaglio è assente. L’olio trattato tutto in trasparenze e in lucentezze sovrapposti, come un acquerello, dà la profondità e la sensazione di misterioso torpore, dentro al quale si immergono i suoi paesaggi, sorti come da un sogno nelle luci di fine pomeriggio di piena estate. Le sue città e i suoi paesi, le sue vecchie dimore palladiane, ricche e intorpidite, si stiracchiamo all’infinito sotto i cieli baciati di dolcezza e splendore immobile, dove non un soffio di vento viene a turbare l’armonia delle vecchie pietre e degli alberi secolari che si incastonano nei verdi e nelle loro ombre. Là, regna la dolcezza, la serenità, l’eleganza e la bellezza.
CLAUDIO PERINA: UNA TECNICA DOMATA Questo giovane pittore italiano viene a noi dalla sua Toscana soleggiata. Da vedere, alla galleria Marchand. Per prima cosa, i colori! Caldi, ocre, rossi, gialli, blu. Venezia, le sue gondole, i suoi canali. Un cielo carico di sole. Un’atmosfera surrealista. “Alba a Venezia”, “Barche sulla laguna”, “Ricordi del Canal Grande”, tre tele diverse, ma un punto in comune: i lucidi, le trasparenze, gli strati, le sovrapposizioni. Ogni tela ha il suo centro di gravità, spostato a destra. Effetto del mareggio? No, una tecnica di composizione che libera i colori di un sole calante che vira ad un giallo che ci ricorda quello di Vincent Van Gogh. CENTRALIZZARE IL SOGGETTO Paesaggi fantasmagorici sfumati in decori realistici. Una vera osmosi di leggerezze, la dolcezza di un discorso ben pronunciato. Nature morte, molto viventi: miscugli di fiori che si ancorano dentro un paesaggio… uscendo deliberatamente dalla tela. Evanescenze, allucinazioni, colori molto diluiti. “All’inizio lo stropicciare, il disegno, gli effetti col colore e il diluire gli oli. E’ questo che fa vibrare la luce!” Claudio Perina, sempre accompagnato dal suo agente che fa anche da traduttore, dipinge da trent’anni. La sua tecnica è molto precisa e il suo stile gli appartiene. Ma lui non ce ne parla molto. Sarà questione di fogli di seta su tela per dare rilievo al paesaggio. Questo permette di centralizzare il soggetto e lasciare attorno… il sogno, l’onirismo. Poche persone. Molti fiori, mazzi piantati in apnea in mezzo alla tela. Claudio Perina ama i contrasti: “I chiari si sfregano con gli scuri. I freddi contro i caldi”. Il realismo si scontra col simbolismo. I colori si diluiscono e invadono la cornice. A 41 anni, Claudio Perina si afferma come un artista in piena ascensione.
“COLPO SEGRETO A BELFORT” Nella cornice della loro Galleria a Belfort, Thérèse e Pierre Marchand presentano per la prima volta le opere oniriche del giovane artista italiano Claudio Perina. Grazie ad una tecnica ineccepibile di carta stropicciata su tela, Claudio mette in evidenza il lato evanescente ed irreale della campagna toscana o ancora le città più emblematiche del suo paese. Attraverso le sue ispirazioni e il fascino per alcune città come Firenze, Verona, Roma, ma soprattutto Venezia, l’artista ci dà una superba lezione di tecnicità. Il supporto è costituito da carta sgualcita e distesa, incollata alla tela stessa, lavorata poi con l’olio. Sublimando Venezia, questa “Bella Addormentata”, le ridona i suoi caratteri di nobiltà, fino a qui utilizzati per mettere in risalto, unicamente e sfortunatamente, il suo carnevale. E’ dietro un prisma dalle mille sfaccettature che Claudio rivisita la città lacustre, i suoi canali, la sua laguna e i suoi ponti, trasportando Venezia dentro un universo onirico. Quando il sole brilla sempre sulla campagna toscana, Venezia, barocco, gotico, romantico e fantastico spariscono nella nebbia. I contrasti tra i colori vivi e le grandi spiagge bianche associati ai giochi di luce del sole che tramonta non fanno che sottolineare la luminosità cangiante e le sottigliezze delle ocre delle facciate rinfrescate da grappoli lussureggianti di verde. Giocando con una vitalità fatta di nonchalance, le opere di questo formidabile ambasciatore dell’Italia, trasportano il visitatore verso un colpo ancora più segreto.
L’ARMONIA DELLE TRASPARENZE Le trasparenze dei colori danno il tempo di questa opera poetica e serena, interpretata su della carta di seta ciancicata su tela. Un universo complesso, dove la verità sfiora l’immaginario, in un alterco dei punti di vista che preservano la memoria dei luoghi. In questi spazi costruiti, la motivazione sembra sorgere dall’evanescenza di queste armonie colorate che lasciano aleggiare un’atmosfera surreale su queste messe in scena, comunque ricche di realismo. E’ un’esitazione incessante, un viaggio iniziatici alla scoperta dell’universo emotivo di un pittore nato nel 1965 a Verona, che ha studiato per sei anni alla scuola d’arte di questa stessa città, di cui quattro consacrati alla grafica. Forte di un insegnamento accademico, questo artista evidentemente dotato per il disegno è capace di proporre una visione tanto sottile quanto innovatrice del mondo che lo circonda.
Colori accesi e panorami a lunga gettata nella mostra “Prospettive” che Claudio Perina propone alla Galleria “La Meridiana” fino al 4 novembre. L’impasto cromatico, steso sulle superfici zigrinate da uno speciale trattamento conferisce all’opera un movimento di immagine reale, pur nella elaborazione dei soggetti ricchi di dettagli riconducibili ad una visione fantastica. Le linee prospettiche si intersecano con precisione quasi fotografica per vedute della Provenza (Perina ha soggiornato a lungo in Francia, allestendo mostra a Parigi, Besancon, Nancy)della Lessinia, del Garda, di Venezia, di Verona. Ma il racconto pittorico del luogo viene puntualmente trasformato da un affollarsi di ombre e di luci imprevedibili, dall’inserimento di brocche polverose di scavo, di ruote, di strumenti musicali, di fiori e rami, dall’ingrandimento o la riduzione di particolari che collegano il presente al passato, il vero all’illusorio irresistibile della fiaba. Ogni opera – scrive Vera Meneguzzo nella presentazione – è una particella di mondo che Perina moltiplica senza lacci, così che i pensieri, le emozioni, le sensazioni, gli incanti, le debolezze, le paure si radunano in una pacificata convivenza per accogliere altri modi di essere.
HYPPO 3.0, IPPOPOTAMO COSTRUITO CON 25MILA TASTI DI COMPUTER A realizzare l’opera molto curiosa e particolare sono stati Claudio Perina e Sergio Capellini. In molti hanno avuto già modo di apprezzarla Nella splendida cornice del parco di Villa Balladoro, domenica 24 luglio è stato presentato al pubblico “Hyppo 3.0” un simpatico ippopotamo costruito con circa 25000 tasti del computer. A presentare e promuovere l’iniziativa erano presenti il vicesindaco Leonardo Biasi che ha presentato gli artefici di quest’opera e il sindaco Lucio Buzzi, entusiasta dell’iniziativa e orgoglioso di presiedere in un luogo caratteristico di Povegliano un evento simile. Tra un ringraziamento, un saluto e qualche battuta la parola è passata ai due interpreti della stravagante composizione: Claudio Perina e Sergio Capellini. Perina, 51 anni di Povegliano, spiega com’è nata l’idea di quest’opera: “Da tempo cerco di mettere insieme oggetti comuni. Ho iniziato con i puzzle creando ritratti accostando e sovrapponendo i pezzi. Un giorno – continua Perina – dopo aver visto un’artista americana che faceva grandi opere con i tasti dei computer mi è venuta l’idea di iniziare a raccoglierli” Da cosa nasce cosa e infatti l’ispirazione arriva: “Pensando a come utilizzare questi pezzi mi è venuta in mente una scultura che avevo visto in studio da Sergio. L’ho chiamato subito, ha apprezzato l’idea e ho cominciato.” Anche Sergio Capellini, 74 anni, scultore riconosciuto in tutta Italia , dice due parole sull’opera: “Non è un’opera di Michelangelo o di Donatello, ma sicuramente qualcosa di unico e di diverso”, Anche per Sergio la voglia di contemporaneità era una necessità. Sergio con un po’ di ironia ammette: “Sembra che essere bravi e fare cose belle non funzioni – Continua Capellini – per questo abbiamo cercato di creare qualcosa di sorprendente per il pubblico”. Il ruolo di un artista è sicuramente quello di emozionare, di arrivare con i propri doni e con la propria grazia al pubblico che si appresta ad ammirare le composizioni. Claudio Perina spiega le forti emozioni suscitare dall’opera: “L’emozione provata nel crearla è stata grandissima, soprattutto per aver messo le mani su un’opera di Sergio, che già nel 1985 ho potuto ammirare le gesta. Noi artisti, precisa Perina, non creiamo per noi stessi, ma per coloro che vengono a vedere queste opere. Per questo cerchiamo di creare e trasmettere emozioni”. I due protagonisti di Hyppo 3.0 questa sera a Desenzano (alle 18) inaugureranno la mostra “L’arte di creare emozioni” kermesse che durerà sino al 18 agosto.
Sembra protendersi nell’atto di lanciare un urlo di richiamo l’ippopotamo di Sergio Capellini e di Claudio Perina, artisti veronesi, che sarà esposta a Villa Balladoro, a Povegliano, da venerdì a martedì prossimi , vale a dire durante i giorni della sagra paesana. È una creatura artistica particolare, in quanto non è una fusione in bronzo o una statua in marmo, ma un’opera ricoperta di tasti di computer. Capellini qualche anno fa modellò in polistirolo il corpo del grosso mammifero africano per realizzarne poi una fusione in bronzo. A un certo punto la committenza venne a cadere e il manufatto rimase nello studio dell’artista. Se ne ricordò Perina, che, nell’intento di uscire dagli schemi classici della pittura, voleva creare opere utilizzando oggetti comuni di piccole dimensioni in grandi quantità. «Ho raccolto», spiega, «puzzle, tappi di sughero, palline da tennis, cd, giocattoli di plastica, tasti di computer e altro ancora. Ma questi ultimi, i tasti dei computer, mi hanno sempre affascinato e immaginavo fortemente di creare qualcosa di grande utilizzandone migliaia. Ero alla ricerca dell’idea giusta, quando mi sono ricordato dell’ippopotamo. Capellini, entusiasta dell’idea, mi ha affidato l’opera e per tredici mesi vi ho lavorato incollando 25mila tasti alla struttura di polistirolo con resina epossidica per ricoprire l’animale dalle notevoli dimensioni: 240 centimetri in lunghezza, 165 in altezza e 80 in profondità. Per disporre i tasselli ho seguito le mie doti pittoriche e ho utilizzato i vari colori dei tasti per mettere in risalto ombre e luci». L’opera, prima di essere esposta aPovegliano, è già stata in mostra nel castello di Desenzano. Hyppo 3.0 è il nome che le è stato dato: sta a significare la terza versione dell’animale, che da carne e ossa diventa polistirolo e infine viene completato con il manto in tasti. «Hyppo 3.0» nasce dall’incontro tra due personalità artistiche diverse. Sergio Capellini, socio accademico della Cignaroli, scultore di fama internazionale, ha iniziato a modellare la cera e la creta, poi anche il marmo e il legno. I suoi lavori sono di tipo figurativo, il movimento ne è il motivo dominante e riguardano figure femminili e maschili, animali e opere a tema religioso. Ha tenuto mostre personali e collettive in Europa, negli Usa e in Giappone (dove l’Hakone Open Air Museum di Tokyo ha acquistato l’opera «Anche l’eroe muore»). Nel 2009 Benedetto XVI lo ha nominato membro della Pontificia Accademia di Belle Arti. Claudio Perina nasce come pittore paesaggista. La continua ricerca lo ha spinto, negli ultimi anni, a uscire dagli schemi classici della pittura arrivando all’utilizzo della resina come supporto alternativo alla tela e all’uso delle tesstituiti dei colori ad olio. Ha tenuto mostre personali e collettive in importanti città francesi, in Germania e a Verona.
Paesaggi catturati alla realtà, ma trasformati in sogno e desiderio di un luogo felice, quelli di Claudio Perina, che riesce a trarre come da un sotterraneo dell’inconscio, da un’aspra e fuligginosa miniera il gioiello raro della fiaba. L’ispirazione nasce dai territori della Provenza e della Lessinia, dalle immagini di Venezia e di Verona, del Lago di Garda, da paesini arroccati sulle alture, dove si annida il piacere del racconto. Ma su questo materiale, che potrebbe essere olografico e cartolinesco, s’innescano elementi metamorfici, capaci di tradurre la visione, in arte: una fantasia creativa non intermittente, una raffinata sensibilità di linguaggio, una abilità di disegno non comune. Perina non è artista improvvisato. La sua preparazione fonda su quasi un trentennio di esperienza, su anni di studio nelle accademie italiane e francesi. Il riconoscimento del suo valore pittorico ha trovato visibilità in una serie nutrita di mostre a Parigi, Besançon, Nancy, Hardelot. Inconfondibili il suo tocco e la sua interpretazione visiva. Perina inserisce spesso nei temi ingredienti “anomali”, in sintonia o in contrasto, brocche archeologiche, orologi, ruote, strumenti alchemici o musicali, che fanno diventare il sito dimora di miti e leggende. Non sembrerebbe strano che all’improvviso vi apparissero i lineamenti di una strega o il velo fatto d’aria di una fata, uno gnomo burlone, un fungo come casa per folletti. La trasparenza del colore e lo studio della luce squillante, fresca, vivace sono ammorbiditi da sapienti velature. La tavolozza ha toni contrapposti che si potenziano reciprocamente, come il rubino da braciere con il verde foglia morta, come l’azzurro dell’acquamarina con l’arancione antichizzato. Il segno è incisivo e sicuro per diligenti e non facili prospettive. Linee perpendicolari e oblique che incrociandosi delimitano uno spazio dove una storia di immagini possa nascere dal nulla, individuare un punto di partenza, una direzione, un progetto per esistere. Nello stile si evidenziano una nettezza e solidità quasi geometrica dalla forma riconoscibilissima, ricca di particolari, che non esclude una ricerca su ciò che è misterioso, sconosciuto, indefinito. Innovativa la tecnica. Non si tratta semplicemente di olio su tela. Perina procede incollando sulla base una carta messa poi sotto pressa e inchiodata su un telaio. Con il risultato di ottenere superfici irregolari che danno moto e respiro alle stesure, alle picchiettate, all’effetto colore. Una caratteristica ricorrente è l’ammassarsi composito di vari oggetti in primo piano sull’estendersi o lo svettare degradante del paesaggio in lontananza, che pare scaturire da alberi, da steli, da stecchi e stoppie, da nidi di insetti e di uccelli impalpabili come nuvole. Ne deriva una frattura sull’idea scontata di un preciso luogo, una lacerazione dell’ovvio, per lasciarvi liberamente penetrare il gioco senza regole della fantasia. La Provenza si carica di affabulazioni ancestrali con le sue vecchie dimore, le muraglie, i fortilizi, con il suo cielo porcellanato d’indaco e di rosa. La Lessinia si immerge in un verde e in un blu cangiante sottratti al logorio del tempo, in un susseguirsi di archi pietrosi, di tetti diagonali di muri a secco nell’ansa di vallate aggettate all’infinito. Venezia è tutta bitte e cupole sulla liquida instabilità lagunare, o si addensa nel buio delle calli dove la luce filtra a perpendicolo ad ascoltare intimi sussurri che sanno di terra e di mare. Verona si svela da un punto di vista ottico inusitato, che invita all’incontro con tagli architettonici, con angoli nascosti non ascrivibili alla convenzionalità. Perina è artista indubbiamente figurativo ma molto attuale per quel senso surrealistico della vita che sbuca a sorpresa e non smette mai di suscitare rapimento, vitalità, fascinoso disagio, per la suggestione di un divenire aperto ad ogni inimmaginabile possibilità-impossibilità. C’è l’esaltazione di un regno di bellezza e contemporaneamente del pericolo che esso possa essere inghiottito dagli eventi. Vi si legge una serenità fragile che, per la sua precarietà, assume un fascino magnetico e struggente. Ogni opera è una particella di mondo che Perina moltiplica senza lacci, così che i pensieri, le emozioni, le sensazioni, gli incanti, le debolezze, le paure si radunano in una pacificata convivenza, per accogliere altri modi di essere, soprattutto l’accettazione di noi stessi.
La pittura Claudio Perina dialoga con lo spazio creando un’affascinante frammentazione della figurazione. Nei primi paesaggi, è presente questo processo di scomposizione e ricomposizione dei piani materici che trasla nei ritratti utilizzando le forme consuete dei puzzle. Sopra un substrato bianco smaltato, si ricompongono affascinanti figure femminili, attrici, cantanti, miti della musica che assumono la fisionomia d’icone della memoria nell’interconnessione tra mondo fisico e surreale. Di recente creazione appaiono “ le sagome “ gruppi di persone rappresentate dall’artista come inquiete silhouette. La pittura di Claudio, elaborata da trasparenze e velature, si accende nelle tonalità cangianti tramite una visione onirica del tratto, tra ricercate sovrapposizioni d’immagini e lontane memorie. Delicate evanescenze richiamano vibrazioni di luce nella perfetta giustapposizione dei contrasti e dei variopinti accostamenti. Oltre una vitale mimesi, Claudio supera le dilatate verità per donarci eclatanti atmosfere setose, sottese nella liricità di un sensibile sguardo, emozione e poesia dell’anima. Hyppo 3.0 La ricerca di una nuova corteccia emotiva là si ritrova nell’opera Hyppo 3.0, dove un ippopotamo di polistirolo, dello scultore Sergio Capellini, quasi dimenticato nel tempo, trova la fine della decantazione immaginativa e l’inizio di una nuova oggettività con l’intervento di Claudio Perina. Il manto dell’enorme animale è ricoperto da infiniti tasselli di tastiere di computer fuori uso. Claudio attua questo processo di ricomposizione evocando un’azione emozionale e partecipativa. Rigorose razionalità modulari definiscono l'impianto compositivo creando, con i tasselli di diverse cromie, intermittenze, pause, ritmicità misteriose. Questa sconosciuta e inedita neo oggettività, da vita a una nuova Avanguardia Artistica, che definirei, “ DECANTAZIONE EMOZIONALE “.